mercoledì 7 ottobre 2009

un'idea

Leggendo la preistoria dell'uomo, e si può parlare di minimo 30.000 anni fa, sono venuto a scoprire che non c'è un'evoluzione lineare tra le precedenti forme animali e quindi dalla scimmia all'uomo; ma si formano parallelamente varie strutture fisico-mentali ad es. tra chi vive nella foresta (arboricoli), e quelli che vivono nella prateria. Poi ci sono quelli centro- est africani, forse i primi, e quelli asiatici, etc.. Bè! l'idea è questa, cioè che mi si sono tirate le file tra i movimenti epici di oggi:trasmigazioni di polpoli da un continente all'altro, e gli stessi spostamente dell'uomo che diventerà sapiens. Cioè è come se oggi viviamo il pssaggio tra un'evoluzione umana e un'altra. Infatti tutto questo intreccio di culture,di popoli affamati o curiosi che si spostano veloci e molti nello spazio, crea per forza genetica la nascita di una nuova forma mentis, che supera millenni
di costruzione di civiltà dell'Uomo Sapiens, che qualcuno ha già trasformato nel dopo guerra come Uomo faber. E' più che un medioevo quello che ci ha o ci ha già proposto il Terzo Millennio. Ma la trasformazione culturale ma anche psicofisiologica della specie con una selezione naturale sempre spietata, che porterà ad un nuovo salto qualitativo della specie umana.

sabato 3 ottobre 2009

Una nuava poesia

Una pace
Seguo il tuo cammino incerto
perhè spero che tu possa incespicare
affinchè non mi innamori, per le tue goffaggini.
Da tempo o mescolato i tuoi occhi marroni
con l'oscurità di altri occhi, che falsamente ti
assomigliavano.
Piccole storie che si sono inserite in questi secoli di solitudine
e pianto..
Vorrei metterle tutte sul comodino, per farmi compagnia
quando sul letto sogno e piango.
Ma poi tutto diventa invadente, come se tu ti imposessassi
di me, per poi far scomparire tutto, anche quei pochi momenti di dolcezza ricevuti per caso.
L'aridità che si impossessa di me, crea un dolore ed una trasformazione, sono io che adesso ti cerco, nella memoria,
nelle stanze celesti di un ospedale.
Apro gli occhi e penso a come fan tutti,
accanto a me non c'è nessuno,
neanche al celllulare che per la troppa invadenza ho gettato via.
Me le cerco, le voglio queste sofferenze, oppure è invitabile
fare i conti con una forza che non c'è più, andata via con mia
madre e insieme ad una giovinezza bruciata in tutta fretta.